
Una città fantasma in Laos: Boten
Hotel di lusso abbandonati, palazzi moderni caduti in rovina, camion fermi e uno scenario di abbandono urbano. Siamo a Boten, nella provincia settentrionale di Luang Namtha, punto di confine tra Laos e Cina, una vera e propria città fantasma.
Qui nel 2002 vide la luce un progetto, chiamato Boten Golden City, che avrebbe dovuto sviluppare economicamente la zona di Boten, trasformata dal governo laotiano in una Zona Economica Speciale. Capitali cinesi provienienti da Hong Kong transformarono la cittadina sita in posizione strategica lungo gli assi di comunicazione che uniscono il Laos con la Cina, la Thailandia e la Birmania.
Un piccolo villaggio di contadini divenne un centro di brulicante di attività commerciali, molte delle quali ben poco legali. Ben presto a Boten, nonostante l’avanzata inesorabile dei casinò online in tutto il mondo, aprirono numerose case da gioco, con il contorno di alberghi e bordelli, nonchè negozi dove trovare ogni genere di medicina cinese e ristoranti dalle carni più proibite; in quegli anni nulla era impossibile in questa remota località laotiana.
Nonostante l’ultima città cinesere ufficialmente era Mohan, di fatto Boten diventò ben presto Cina. Tutto era cinese, la lingua come il denaro, mentre gli antichi abitanti erano stati costretti a trasferirsi poco lontano e risarciti con 800$. Addirittura i cittadini cinesi potevano godere di un’esenzione dal visto laotiano, il che rende Boten molto attraente considerato il fatto che in gioco d’azzardo in Cina sarebbe ufficialmente proibito. Come in Laos, ma solo per i cittadini laotiani.
Il peccaminoso paradiso di Boten durò circa 10 anni, fino al 2011, quando su richiesta delle stesse autorità cinesi il governo laotiano dovette intervenire. Le cose infatti erano andate troppo oltre, tutta la cittadini viveva ormai intorno ai tavoli da gioco ed alle prostitute, ed entrambi utilizzavano ogni mezzo per attrarre clienti. Sempre più persone, perlopiù cittadini cinesi, si ritrovarono nei guai a causa dei debiti contratti e iniziarono a comparire dei cadaveri nel vicino fiume.
La goccia che fece traboccare il vaso fu la scoperta che delle persone erano tenute in ostaggio a Boten, data la loro impossibilità a ripagare i debiti contratti. Agli investitori di Boten era stato addirittura data la possibilità di creare una propria polizia che gestisse l’ordine nella cittadina.
Il governo laotiano intervenne cambiando lo statuto della concessione economica degradando Boten a Zona Economica Specifica, ossia un’entità molto più controllabile dalle autorità laotiane, dove gli investimenti erano mirati ad un progetto specifico vincolante. Il colpo di grazia per Boten venne con la cancellazione dell’esenzione dal visto per i cittadini cinesi, che segnò la fine dei casinò, delle sale massaggi e dei sexy shop, facendo di Boten forse la città fantasma più famosa del Laos.
Cosa è rimasto oggi di Boten
Oggi questo luogo ha un’apparenza a tratti spettrale, con la strada principale a dividere la città abbandonata da quella viva ancora oggi con i suoi circa 2mila abitanti rimasti, a fronte dei 10mila dei tempi d’oro. Pochi negozi con la loro povera merce di fronte a lussuosi hotel abbandonati a sè stessi, questa è oggi Boten.
Sul futuro di questa città fantasma non vi è certezza, sembrerebbe che il governo laotiano abbia stipulato contratti con dei nuovi investitori, di cui alcuni già presenti nel progetto fallito della Boten Golden City, tuttavia sembra molto difficile possano verificarsi gli eccessi del passato.
A quanto pare oggi le attività economiche di Boten, quelle legali, sembrano in leggera ripresa ma la cittadina resta un luogo simbolo di un passato recente che merita di essere visitato, in un angolo di mondo molto bello. Se siete in viaggio tra il Laos e la Cina fermatevi a Boten per qualche ora, sicuramente una sosta istruttiva.
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