
Neve, crisi politiche e gelo, il nuovo anno del Laos
Il 2016 sembra iniziare per il Laos in maniera davvero inattesa, con una molteplicità di cambiamenti che stupisce gli stessi commentatori laotiani. Le novità inattese, almeno per coloro meno attenti, hanno soprattutto a che fare col clima, sia quello metereologico che quello politico. I mutamenti in corso sono tanto più importanti in quanto il paese, anche grazie alla presidenza ASEAN, si appresta ad affrontare un anno fondamentale per il suo futuro. Il Laos è infatti un paese in crescita e delle scelte sbagliate potrebbero rappresentare delle false partenze che graverebbero sulla vita economica e sociale della popolazione.
Partiamo in ogni caso con uno dei cambiamenti che tocca la popolazione laotiana in maniera più diretta, ossia il meteo. Gennaio 2016 è stato un mese anomalo per il Laos, con punte di freddo che hanno colpito soprattutto il nord, abbassando in alcune province la temperatura sino a 0° e meno. Si è addirittura vista la neve, che ha imbiancato luoghi come il Parco Nazionale di Nam Et, tra le provincie di Luang Prabang, Huaphan e Xiengkhouan. Le gelate dovute al freddo hanno portato alla chiusura dei collegamenti aerei tra Oudomxay e Vientane e, per almeno una settimana, anche di numerose scuole ed altre attività.
Questa ondata eccezionale di freddo non ha colpito solo il Laos, investendendo tutta la penisola indocinese e portando nel Vietnam settentrionale il termometro sino a -4°, con tanto di neve a ricoprire le colture vietnamite. Di origine siberiana, il fronte di aria fredda è arrivato poi sino in Thailandia, obbligando gli abitanti di Bangkok ad un abbigliamento inconsueto per via della temperatura scesa sotto i 20°, ma che la notte è arrivata a raggiungere i 16°. Il danno per tutta le regione è stato ingente anche a causa della moria del bestiame, solo in Laos gli animali morti sarebbero almeno un migliaio, se non di più.
Come abbiamo anticipato, il gelo non ha riguardato solo l’aspetto meterologico ma anche quello politico, in particolare per quanto riguarda le relazioni con la Cina. A fine gennaio si è infatti svolto il decimo congresso del Partito Rivoluzionario del Popolo del Laos, il partito unico alla guida del paese, che ha eletto i 69 membri del comitato centrale ed altri membri del politburo. Quello che è emerso dal rimpasto della classe dirigente laotiana è molto interessante, soprattutto per quanto riguarda la figura più importante, ossia quella di segretario generale e presidente del partito, vale a dire il leader.
Dopo una decade Choummaly Sayasone ha dovuto farsi da parte, lasciando spazio a Bounnhang Vorachit, sinora vice-presidente. Secondo gli analisti più esperti questo significa un allentamento dei rapporti con la Cina ed un riavvicinamento al Vietnam, essendo Bounnhang Vorachit un vecchio combattente della guerra d’indipendenza che il Pathet Lao ha combattuto a stretto contatto con i vietnamiti. Altro segno dei mutati rapporti con Pechino l’esclusione di Somsavat Lengsavad, il principale fautore dei rapporti economici e commerciale tra Laos e Cina, compresa la famosa ferrovia di cui abbiamo già parlato.
Proprio il nuovo progetto ferroviario sembra essere al centro del mutamento politico, dopo essere stato criticato per le condizioni troppo favorevoli alla controparte cinese e mai amato dal Vietnam. Il Laos si trova quindi a dover bilanciare l’influenza di due importanti vicini, entrambi con forti interessi economici nel paese. Il sogno di Vientiane sarebbe arrivare ad un’alleanza economica con la Cina e politica con il Vietnam, un sogno davvero molto difficile da realizzare considerando sia i rapporti tra i due paesi confinanti con il Laos, sia il fatto che al governo laotiano spetta il turno di presidenza dell’ASEAN per l’anno appena iniziato.
Il 2016 potrebbe essere un anno davvero un anno fondamentale per il Laos, un anno tuttavia iniziato sotto i più freddi auspici.
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